Di Enrico Imperatori
Pubblicato su: Terra di Mezzo (Pubblicazione della Società Tolkieniana Italiana), n° 5, 1997, ANNO III – equinozio di primavera
Seconda Parte
Tolkien tradizionale
Sperando d'aver abbozzato in modo sufficiente una prima fase introduttiva, passerò ora ad analizzare quelli che sono i rapporti tra i Nani dei miti nordici e quelli degli scritti di Tolkien. Vedremo di seguito che le affinità sono abbondanti, non bisognerà però pensare- ricordo ancora- che Tolkien si sia limitato ad un lavoro di copiatura; il filtraggio naturale degli elementi del mito pagano attraverso le lenti di un cristiano ha prodotto notevoli modifiche, sia a livello folkloristico superficiale sia ad un livello più profondo ed interiore.
Nel Silmarillion(4) si può leggere la storia della creazione dei Nani; in questa vicenda, si notano le più evidenti corrispondenze. Come abbiamo visto, nel mito nordico, i Nani hanno vita nella terra e sono subito intimamente legati con il sottosuolo e con quanto ne è connesso. Inoltre sappiamo che essi ricevono forma ed intelletto dagli Dei. Anche nella creazione tolkieniana essi prendono vita nelle viscere della terra per mezzo di una divinità fabbro chiamata Aulë, che li fornisce di una forma e studia per loro una lingua apposita. Tolkien però dona spessore, rispetto al mito nordico, a tutta la vicenda della loro creazione, riportando nelle mani dell'unico artefice, Ilùvatar, il compito d'avallare l'opera di Aulë e di fornire ai Nani un intelletto. Le potenze angeliche tolkieniane infatti non potevano certo permettersi di creare, piochè questa capacità era prerogativa di Ilùvatar. Esse potevano abbellire, modificare, concludere l'opera abbozzata da Ilùvatar, ma non creare la vita , quantomeno non senza l'approvazione dell' Uno. Quindi Aulë compie un atto che trascende il suo potere , disobbedendo così ai dettami di Ilùvatar, ma di fronte all'ira del creatore, il suo atto di contrizione è così totale e la sua richiesta di perdono così toccante, che l'Uno non può fare a meno di accettarla (5). Probabilmente il fatto d'esser stati creati tra le rocce di una divinità angelica fabbro ricollegherà i Nani a tutti quegli aspetti tipici del mondo ctonio, che abbiamo visto in precedenza.
Altre importanti similarità sono riscontrabili nell'attribuzione dei nomi che Tolkien fornisce ai suoi Nani. Quasi tutti i nomi corrispondono a quelli elencati dalla Sibilla nel mito norreno dell'Edda(6) e a quelli che compaiono in molte altre saghe. Nell'Edda troviamo, tra gli altri: Nain, Bifur, Ori, Fìli, Kili, Thrȯr, Thráin, Dvalin, Bombur, Nori, Oin, Thorin, Fundin, Durin, Dori. Nel canto di Hyndia, in Hedda Kuhn, troviamo Dáinn; nel Dialogo di Fjölsviðr si trovano Óri e Dóri ed altri ancora in altre saghe. È importante notare, inoltre, che i Nani dell' Edda appartengono alla stirpe di Durin, lo stesso nome che Tolkien attribuisce al principale dei padri dei Nani creati da Aulë.
Un'altra importante affinità è collegata al regno dei morti; abbiamo visto che le mitologie Celtiche e Teutoniche consideravano i nani connessi con il regno dei morti e addirittutra credevano che potessero esserne la reincarnazione. Ora, nel Signore degli Anelli si ritrova una credenza che riguarda il loro progenitore Durin “il senzamorte”. Nell'appendice A del SDA(7) si legge: «...Egli visse così a lungo che tutti lo chiamavano Durin il Senzamorte. Eppure finalmente morì, prima che fossero finiti i Tempi Remoti, e la sua tomba si trova a Khazad-dûm; ma la sua linea non si estinse mai, e per cinque volte nacque nella sua casa un erede talmente simile al suo avo che ricevette il nome di Durin. I Nani erano in verità convinti che ognuno di questi fosse la reincarnazione del Senzamorte, essi hanno infatti molte strane storie e credenze a proposito di loro stessi e del loro destino nel mondo....».
Nel Silmarillion(8) si legge:
«...E dicono anche che i Sette Padri dei Nani ritornano per rivivere nei loro discendenti e riprendere gli antichi nomi: e ,di essi, Durin fu il più rinomato in ere successive, padre di quella stirpe massimamente amica degli Elfi, le cui dimore erano a Khazad-Dûm...».
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