Failtè

FAILTE'

lunedì 27 febbraio 2012

CITAZIONE DELLA SETTIMANA: L'Arazzo di Tolkien

«Li ritengo davvero affascinanti. […] Mi piacerebbe tantissimo poterne vedere altri, nella speranza che ce ne fossero almeno alcuni belli quanto “La battaglia del Trombatorrione”. Gli altri quattro li ho trovati attraenti come dipinti, ma brutti come illustrazioni. Suppongo, però, che sia impossibile sperare, oggigiorno, di potersi imbattere in un artista di talento che sia in grado, o che almeno tenti di rappresentare il nobile e l'eroico».


J.R.R. Tolkien in una lettera a Rayner Unwin, dopo aver visto cinque esempi dell'arte di Cor Blok - nella prefazione di “L'Arazzo di Tolkien – Immagini ispirate a Il Signore degli Anelli – Cor Blok”, Bompiani, Milano, 2011 

BIBLIOGRAFIA TOLKIENIANA XL PARTE

Eccoci all’appuntamento settimanale con la bibliografia. Terminato il ciclo delle opere di Tolkien, e di quelle a lui dedicate, pubblicate in Italia, e ad Oxford sino ad oggi, nonché le opere e le poesie scritte, edite, tradotte o con contributi di Tolkien pubblicate in Gran Bretagna, iniziamo oggi la bibliografia relativa alle opere e poesie scritte, edite, tradotte o con contributi di Tolkien, pubblicate negli U.S.A.
Proseguiamo con il periodo compreso tra il 1977 ed il1978.
La mia bibliografia completa (non solo Italiana) relativa al periodo dal 1966 al 2000 è inclusa nell'interessantissimo libro: "Introduzione a Tolkien" a cura di Franco Manni con illustrazioni di Lorenzo G. Daniele.
Simonelli Editore Milano http://www.simonel.com/ - ISBN 88-86792-39-5 - Pagine 492 - € 25,00
NB: La bibliografia più completa, di tutto ciò che riguarda Tolkien, viene pubblicata periodicamente sulla rivista Endore -
http://www.endore.it/, sempre a cura del nostro instancabile Franco Manni


BIBLIOGRAFIA
1977, BEOWOLF: THE MONSTERS AND THE CRITICS, di J.R.R. Tolkien, 51 pp., 26 cm, R. West , Philadelphia.

1977, J.R.R. TOLKIEN’S FATHER CHRISTMAS, puzzle con disegno di J.R.R. Tolkien, International Polygonics, New York.

1977, THE HOBBIT or There and Back Again, di J.R.R. Tolkien, illustrazioni a colori dal film di Arthur Rankin Jr. and Jules Bass, 220 pp., 26.8 x 28.8 cm, 40.000 copie stampate, Artbooks Harry N. Abrams, Inc. , New York, N.Y.

1977, THE J.R.R. TOLKIEN, SOUNDBOOK, LPs SBR 101, cassettes SBC 101, Caedmon Records, New York.

1977, THE SILMARILLION, di J.R.R. Tolkien, edito da Christopher Tolkien, 366 pp. , 22.7 x 15.1 cm., 325.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1977, TOLKIEN A BIOGRAPHY, di Humphrey Carpenter, illustrato con fotografie, xii, 292 pp. , 23.3 x 15.4 cm., 35.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, SIR GAWAIN AND THE GREEN KNIGHT, PEARL, AND SIR ORFEO, tradotti da J.R.R. Tolkien , x, 166 pp. , 17.8 x 10.7 cm., Ballantine Books - New York.

1978, SIR GAWAIN AND THE GREEN KNIGHT, PEARL, AND SIR ORFEO,edizione economica, tradotti da J.R.R. Tolkien , 160 pp. , 23.4 x 15.2 cm., 15.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, SMITH OF WOTTON MAJOR, di J.R.R. Tolkien, illustrazioni a colori di Pauline Baynes, ii, 62 pp. , 22.1 x 13.9 cm., 10.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, THE TWO TOWERS, BEING THE SECOND PART OF THE LORD OF THE RINGS, di J.R.R. Tolkien, edizione economica, 5-336 pp., 20.8 x 13.5 cm., 40.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, THE FELLOWSHIP OF THE RING, BEING THE FIRST PART OF THE LORD OF THE RINGS, di J.R.R. Tolkien, edizione economica, iv, 428 pp. , 20.8 x 13.5 cm., 40.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, THE HOBBIT DESK CALENDAR, Ballantine Books, New York.

1978, THE HOBBIT or There and Back Again, di J.R.R. Tolkien, illustrazioni a colori dal film di Arthur Rankin Jr. and Jules Bass, ii, 222 pp., 22.6 x 24.0 cm, Ballantine Books - New York.

1978, THE LONELY MOUNTAIN, di J.R.R. Tolkien, ristampa del poster del 1974 nel testo: “ The Tolkien Scrapbook, edito da Alida Becker, Running Press, Philadelphia.

1978, THE LONELY MOUNTAIN, di J.R.R. Tolkien, ristampa del poster del 1974 nel testo: “ The Tolkien Scrapbook, edito da Alida Becker, Grosset & Dunlap, New York.

1978, THE RETURN OF THE KING , BEING THE THIRD PART OF THE LORD OF THE RINGS, di J.R.R. Tolkien, edizione economica, 3-450 pp. , 20.8 x 13.5 cm., 40.000 copie stampate, Houghton
Mifflin Company, Boston.

1978, THE ROAD GOES EVER ON, di J.R.R. Tolkien, edizione riveduta, ciclo di canzoni: poemi di J.R.R. Tolkien e musiche di Donald Swann, con decorazioni di J.R.R. Tolkien e Samuel Hanks Bryant, xiv, 82 pp. , 27.8 x 21.4 cm., 10.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, THE TOLKIEN SCRAPBOOK, edito da Alida Becker, illustrato da Michael Green, illustrazioni a colori di Tim Kirk, Grosset & Dunlap, New York.

1978, THE SILMARILLION DESK CALENDAR, Ballantine Books, New York.

1978, THE SILMARILLION, di J.R.R. Tolkien, edito da Christopher Tolkien, ristampa edizione club, xii, 372 pp. , 20.8 x 13.8 cm., 325.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.

1978, TOLKIEN A BIOGRAPHY, edizione economica, di Humphrey Carpenter, illustrato con fotografie, viii, 328 pp. , 17.9 x 10.5 cm., Ballantine Books - New York.



TOLKIEN IN FORMA DI HAIKU (O TANKA) – XL PUNTATA

Tanka

La Tomba di Balin

Tra le radici
dell'antica montagna,
nell'oscurità,
il lapideo sepolcro
illuminato giace.

Thorin (2012)


QUELLO CHE MI PASSA PER LA TESTA SU TOLKIEN

Questa nuova rubrichetta si pone l'obiettivo, tra gli altri, di stimolare un po' di discussione tra i lettori del blog.
Infatti, qui, scriverò quello che mi passa per la testa ogni tanto su Tolkien, sulle sue opere o sul mondo in cui è vissuto, così, senza filtri stilistici, linguistici o moralistici e senza approfondimenti. Prevedo parecchi strafalcioni, e qualche cazzatona, ma ben vengano se stimoleranno una qualche forma di discussione, altrimenti pazienza.


In Occasione dell'uscita dei film di Jackson, nel mondo, è stato pubblicato di tutto e di più.
Così sarà, certamente, anche in occasione dell'uscita dei prossimi film. In effetti sono state pubblicate opere fondamentali, testi molto interessanti e piacevoli e altre, molto molto molto meno, per non dire banali, volgari e quasi offensive. Che dire, in fondo, carpe diem. E' ovvio che la maggior parte degli autori riterrà i propri lavori degni di pubblicazione, però, visti alcuni titoli, sono portato a pensare che per qualcuno si tratti soltanto di una buona occasione di speculazione. Sono convinto che, in quei casi, non credano neppure loro alla bontà della propria opera. Mi rendo conto che la maggior parte di loro finanzierà profumatamente la pubblicazione dell'opera, ma ciò non mi distolglie dal porre una domanda che ritengo fondamentale: perché non lasciano in pace Tolkien e non pubblicano un romanzo o un saggio che riguardi i cazzi loro.
Per non essere ritenuto presuntuoso, o peggio invidioso (perché è vero che anche a me piacerebbe vedere pubblicata, un giorno, qualche mia opera su Tolkien – che sarebbe forse pessima o noiosa, ma, di certo, piena di rispetto e amore) voglio ribadire con forza che non mi riferisco a quegli autori che credono alla loro opera, che potrà piacere o meno, essere trovata interessante o meno, ma quantomeno avrà un anima, mi riferisco a quelle, senza fare nomi, che sono – solo – indecenti.
Tolkien era un perfezionista e la sua opera era piena non solo della sua anima, ma anche del suo genio, ed io, francamente, senza volere censurare nessuno, e con tutte le riserve appena espresse, trovo indecente e criminale che qualcuno usi il suo nome e la sua opera per pubblicare spazzatura e fare soldi.



Chissà cosa mi passerà per la testa domani.....

IL SIGNIFICATO DEI “LEGAMI” NELLA TERRA DI MEZZO

Di Enrico Imperatori
Pubblicato su: Endore n° 14, 2012 (www.endore.it)

Terza Parte


«Sono particolarmente fortunato ad avere un amico come te. Sento, se posso dire una cosa simile, che il nostro rapporto è simile a quello di Rohan e Gondor, e (come sai) da parte mia il patto di Eorl non sarà mai spezzato, e io continuerò sempre ad aver fiducia e a essere grato per la cortesia e la saggezza di Minas Tirith.»
Ronald Tolkien,
lettera a Rayner Unwin, 21 luglio 1967




2. LEGAMI CON L’ANELLO


Sin da subito, all'inizio del romanzo, nel Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa) si affronta il vincolo morboso – legame inscindibile - tra l'Anello e il suo portatore. Tolkien introduce il lettore al potere (“legante”) dell'Anello:
....L'Anello è mio. Sono stato io a trovarlo: è toccato a me”; “è mio, ti dico, è la mia proprietà, il mio tesoro; sì il mio tesoro”; “ogni tua parola dimostra sempre più chiaramente che sei diventato schiavo di quell'Anello. Devi disfartene, e poi potrai partire ed essere libero”; “Ho cercato di chiuderlo sotto chiave, ma ho scoperto che non avevo pace sentendolo lontano da me”. 1
Sempre nel Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato), uno dei capitoli chiave del romanzo, si descrive con dovizia di particolari il terribile potere dell'Anello. Il potere di trovare e ghermire, ma soprattutto di incatenare e “legare” indissolubilmente al proprio volere:
.........................................................................
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.”
E, ancora, si esplica il legame assoluto e imperituro tra il creatore ed il creato, tra Sauron e l'unico Anello che, dotato di volontà propria, cerca disperatamente di tornare al suo creatore:
vuole solo quell'Unico, quello che fece lui stesso, che gli appartiene”. Inoltre: “Gli aveva trasfuso gran parte del suo potere, affinché potesse dominare tutti gli altri. Se lo recupera potrà di nuovo dominarli tutti....” . 2
Sempre nello stesso capitolo, si evince il potere corruttivo derivante dal legame tra l'Unico e gli altri anelli magici:
I nove (anelli) che diede agli uomini mortali, grandi ed orgogliosi, servirono ad irretirli. Tanto tempo fa caddero sotto il dominio di quell'Unico Anello diventandone gli spettri, ombre sotto la sua grande Ombra, i suoi servitori più terribili”. 3
Infine, si introduce per la prima volta un tema che ricorrerà nell'intero romanzo, quello del deleterio e rovinoso legame tra Gollum e l'Anello, descrivendone la relazione ossessiva e vincolante, attraverso alcune parole molto significative:
Il desiderio dell'Anello fu più forte della paura degli Orchetti, e persino del suo odio per la luce. Dopo un anno o due lasciò le montagne. Capisci, benché egli fosse ancora vincolato all'Anello da una passione morbosa, non ne era più divorato”.4
Finalmente, nel Libro II, si comincia a trattare il tema del legame tra Frodo e l'Anello. Tema ovviamente di fondamentale importanza in quanto trattasi del tema conduttore di tutto il romanzo. Infatti, nel Libro II – Capitolo I (Molti incontri) Gandalf racconta a Frodo come sarebbe potuto essere il suo destino, se le circostanze a Colle Vento fossero risultate avverse, ovvero un destino “legato” indissolubilmente all'oscuro signore, ed ancora all'unico Anello, ma stavolta in senso esclusivamente negativo. Un legame di sottomissione e coercizione.
Tentavano di far penetrare nel tuo cuore un pugnale Morgul che rimane nella ferita. Se vi fossero riusciti, saresti diventato come loro, ma più debole e sottomesso alla loro autorità. Saresti diventato uno spettro al servizio dell'Oscuro Signore, ed egli ti avrebbe torturato per aver ardito di tenere il suo Anello; ma il tormento più terribile sarebbe stato la privazione dell'Anello, ed il vederlo al suo dito”.5
Si noti come il possesso dell'Anello (del potere) renda ancor più violento e prevaricatore chi lo possiede e, viceversa, prostrato, avvilito e sofferente chi lo ha posseduto e ne è stato privato contro la propria volontà.
Ancora a proposito dell'Anello si rimarca il suo legame ossessivo e perverso con il portatore, legame (di potere) che addirittura, arriva a mettere in discussione un legame, viceversa, sano ed edificante come quello derivante dall'amore e dall'affetto, ancorché parentale.
Bilbo tese la mano; immediatamente Frodo ritrasse l'Anello. Con angoscia e stupore si accorse che non stava più vedendo Bilbo; un ombra sembrava essere scesa tra di loro; ed egli scorgeva dall'altro lato un piccolo essere avvizzito dal viso avido e dalle ossute mani ingorde. Sentì il desiderio di colpirlo”. 6
Nel Libro II – Capitolo II – Il consiglio di Elrond, si parla di un personaggio davvero singolare: Tom Bombadil, per spiegare il suo rapporto con l'Anello, invero per rappresentare come la sua condizione di spirito primordiale della natura lo renda l'unico essere vivente sul quale il potere “legante” dell'Anello diviene inefficace. A tal proposito Elrond narra:
........ se egli è effettivamente lo stesso che tanti anni fa camminava per boschi e colli, ed era già allora più vecchio dei vecchi. Ma il suo nome era diverso: lo chiamavano Iarwain Ben-adar, il più anziano e senza padre”. 7
Qualche analista spiega l'assenza di presa dell'Anello su di lui qualificandolo come il creatore Eru Iluvatar, in quanto: “il più anziano e senza padre”. In realtà io non credo che Tolkien avesse questa intenzione.
L'interesse di Tom Bombadil per ciò che riguarda esclusivamente la propria sfera di influenza, ovvero la natura che lo circonda, lo rende impermeabile all'attrazione dell'Anello. Un oggetto artefatto di nessun valore né interesse per “il vecchio Tom”. Dice Gandalf:
«Dì piuttosto che l'Anello non ha su di lui alcun potere. Egli è il padrone di se stesso;......»”. 8
Nel libro IV de Le Due Torri, si comincia a conoscere meglio, approfondendone i caratteri specifici, lo straordinario personaggio di Sméagol, altresì conosciuto come Gollum. Tutti i lettori, anche neofiti, dell'opera di Tolkien, conoscono perfettamente bene Sméagol e conoscono il suo ruolo nel romanzo.
Un ruolo di protagonista assoluto per svariatissimi motivi. Comunque, in questo saggio, il personaggio di Sméagol ci interessa principalmente in quanto è colui che, più di chiunque altro, tranne ovviamente Saruman in persona (il creatore dell'Anello), ha un legame ormai indissolubile con l'Anello ed è assolutamente dominato da esso. L'Anello lo comanda e lo “perseguita” e, la privazione da esso, lo lacera e lo consuma inesorabilmente. Pertanto il tentativo di recuperare “il suo tesoro”, sarà, da qui innanzi, il tema conduttore di ogni sua azione. Potrebbe essere scritto un intero saggio con le citazioni relative al legame tra Sméagol e l'Anello, ma, per non tediare il lettore, riporteremo solo quelle maggiormente significative. Per esempio:
Affideresti a ciò la tua promessa, Sméagol? Ti costringerà a rispettarla. Ma è più infido di te; potrebbe travisare le tue parole. Attento!». Gollum si accasciò. «Sul Tesoro, sul Tesoro!», ripeté.  «E che cosa giureresti?», domandò Frodo.  «Di essere tanto, tanto buono», disse Gollum. Poi, strisciandogli ai piedi, si contorse bisbigliando con voce roca: un brivido lo percorse, come se le parole facessero tremare dal terrore persino le sue ossa. «Sméagol giurerà che mai, mai, Lui lo avrà. Mai! Sméagol lo salverà. Ma deve giurare sul Tesoro».  «No! Non su di esso», disse Frodo posando su Gollum uno sguardo di severa pietà. «Tutto ciò che desideri è di vederlo, di toccarlo se possibile, pur sapendo che impazziresti. Non su di esso. Giura in nome del Tesoro, se vuoi. Perché sai dove si trova. Sì che lo sai, Sméagol. È innanzi a te».” 9
E ancora:
Non ripeterlo! Che un tale pensiero non cresca nella tua mente! Non Non lo riavrai mai. Ma il desiderio potrebbe condurti a una triste fine. Non lo riavrai mai. Se non avessi più altra scelta, Sméagol, mi infilerei al dito il Tesoro, il Tesoro che ti dominava tanto tempo addietro. Se io, portandolo, ti comandassi, tu obbediresti, anche se si trattasse di lanciarti da un precipizio o di buttarti nel fuoco. E tale sarebbe il mio comando. Perciò in guardia, Sméagol!». “. 10
Sempre nel libro IV de Le Due Torri, oltre a descrivere il rapporto “legante” tra Sméagol e l'Anello, si delinea anche il crescente e progressivo legame dominate e oppressivo dell'Anello con il portatore: Frodo. Anche in questo caso (come per Sméagol e l'Anello) sarebbe possibile scrivere fiumi di parole con le citazioni relative al legame tra Frodo e l'Anello, ma, sempre per non annoiare il lettore, riporteremo quelle più importanti.
Infatti, ad ogni passo che lo avvicinava ai cancelli di Mordor, Frodo sentiva l'Anello appeso alla catenella intorno al collo farsi più gravoso. Ora aveva persino la sensazione che fosse un vero peso che lo trascinava verso terra. Ma ciò che più l'inquietava era l'Occhio. Così chiamava infatti quella forza, più insopportabile del peso dell'Anello, che lo sfiniva e lo accasciava durante la marcia. L'Occhio: la crescente orribile sensazione di una volontà ostile che si sforzava con tutta la sua potenza di penetrare ogni minima ombra di nube, di terra, di carne, per vederlo: per immobilizzarlo sotto il suo sguardo micidiale, nudo, inamovibile. Quanto fini, quanto fragili e fini erano ormai i veli che lo proteggevano! Frodo sapeva esattamente dove si trovava il cuore di quella volontà; lo poteva dire con la certezza di chi ad occhi chiusi indica la direzione del sole. Era di fronte a lui, e ne sentiva la potenza martellare sulla propria fronte.”. 11
Molto significativa, per descrivere, ancora una volta, il rapporto morboso e perverso (legame) tra tutti i portatori dell'Anello e l'Anello stesso, è la conversazione che si svolge nel libro VI de Il Ritorno del Re tra Frodo e Sam, quando Sam ritrova il suo padrone dopo aver preso l'anello credendolo morto:
«No, non tutto, signor Frodo. E non è fallita, non ancora. Io l'ho preso, signor Frodo, e vi prego di scusarmi. E l'ho tenuto al sicuro. È intorno al mio collo, adesso, ed è anche un terribile fardello». Sam cercò l'Anello e la catena. «Ma suppongo che ora voi lo dobbiate riprendere». Ora che lo portava, Sam era riluttante a restituire l'Anello e ad affidarne il peso al suo padrone. «L'hai tu?», balbettò Frodo. «L'hai qui con te? Sam, sei grande!». Poi improvvisamente il suo tono mutò in modo strano. «Dammelo!», gridò alzandosi e tendendo una mano tremante. «Dammelo immediatamente! Non lo puoi tenere tu!». «Benissimo, signor Frodo», disse Sam piuttosto sorpreso. «Eccolo!». Si tolse lentamente di dosso l'Anello, passando sul capo la catena. «Ma ora siete nella terra di Mordor, signore; e uscendo vedrete la Montagna di Fuoco e tutto il resto. Troverete l'Anello molto pericoloso, adesso, e molto difficile da portare. Se per voi è troppo pesante, forse possiamo darci il cambio». «No, no!», gridò Frodo strappando Anello e catena dalle mani di Sam. «No, non lo porterai, ladro!». Ansimò, scrutando Sam con occhi sbarrati dalla paura e dall'ostilità. Poi, improvvisamente, stringendo l'Anello nel  pugno chiuso, rimase immobile e costernato. La nebbia sembrò diradarsi dai suoi occhi, ed egli si passò la mano sulla fronte indolenzita.” 12
Sempre restando in tema, non posso tralasciare il momento fondamentale del “Fallimento” di Frodo, ovvero del momento in cui Frodo si rende conto di non potere(volere) distruggere l'Anello e lo arroga a sé proprio nel luogo ove è stato creato. Quindi il momento quando la speranza del mondo pare svanire, a causa del legame ultraterreno e “incatenante”, potenziato dall'influenza della terra di Mordor e dalla Voragine del fato ove l'Anello è stato forgiato, tra l'Anello ed il suo portatore:
«Sono venuto», disse. «Ma ora non scelgo di fare ciò per cui sono venuto. Non compirò quest'atto. L'Anello è mio!». E improvvisamente, infilandoselo al dito, scomparve alla vista di Sam.”. 13
E quindi, a maggior ragione, devo necessariamente riportati le conseguenze del predetto atto, conseguenze che si esplicano nel potentissimo legame tra l'Anello, arrogato da Frodo (novello “Signore dell'Anello”) ed il creatore dello stesso, Sauron:
Allora la sua collera avvampò come una fiamma divorante, ma la sua paura fu come un grande fumo nero che lo soffocava. Conosceva il pericolo mortale in cui si trovava e il filo al quale ormai pendeva il suo destino. La sua mente abbandonò tutti i piani ed i tranelli intessuti di paura e di tradimento, tutti gli stratagemmi e le guerre, e da una parte all'altra del suo regno corse un brivido, i suoi schiavi indietreggiarono, i suoi eserciti si fermarono ed i suoi capitani si trovarono all'improvviso in balia del fato, privi di volontà, tremanti e disperati. Erano stati dimenticati. La mente e gli intenti del Potere che li comandava erano ormai concentrati con forza irresistibile sulla Montagna. Convocati da lui, precipitandosi con un grido lacerante, i Nazgûl volarono più veloci dei venti la loro ultima corsa disperata, e la tempesta di ali si diresse turbinosa verso il Monte Fato. “ 14
Infine, non si possono ignorare, leggendo le parole di Tolkien, le conseguenze ultime della distruzione dell'Anello, ovvero la fine del giogo e della soggezione alla quale ogni cosa ed essere era avvinta (“legata”) dalla volontà dell'Oscuro Signore (Signore degli Anelli). Volontà distrutta legame annullato) dall'annientamento del potere indotto dall'Anello stesso:
Ma Gandalf sollevò di nuovo le braccia e gridò ancora una volta con voce limpida: «Fermatevi, Uomini dell'Ovest! Fermatevi e aspettate! Questa è l'ora del fato». E mentre parlava la terra tremò sotto i loro piedi. Un'immensa oscurità invase il cielo, puntellata di fuoco, e s'innalzò al di sopra delle Torri del Cancello Nero, al di sopra delle montagne. La terra gemette e fu percorsa da un tremito. Le Torri dei Denti ondeggiarono, vacillarono e crollarono in terra; l'imponente muraglia si sbriciolò; il Cancello Nero fu distrutto; e da lontano, ora più fioco, ora sempre più forte, innalzandosi fra le nubi, si udì un rombo, un ruggito, un lungo boato lacerante. «Il regno di Sauron è finito!», disse Gandalf. «Il Portatore dell'Anello ha compiuto la sua Missione». E mentre i Capitani guardavano a sud la Terra di Mordor, parve loro che, nera contro la coltre delle nuvole, si ergesse l'immensa forma di un'ombra, impenetrabile, incoronata da fulmini, e che invadesse tutto il cielo. Enorme e gigantesca sovrastò tutto il mondo, tendendo verso di essi una grande mano minacciosa, terribile ma impotente: infatti, proprio mentre si avvicinava, un forte vento la sospinse e la spazzò via; allora vi fu un gran silenzio.”. 15





1 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa)
2 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
3 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
4 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
5 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo I (Molti incontri)
6 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo I (Molti incontri)
7 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
8 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
9 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo I (Sméagol Domato)”.
10 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo III (Il Cancello Nero è Chiuso)”.
11 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo II (L'attraversamento delle Paludi)”.
12 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo I (La Torre di Cirith Ungol)
13 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo III (Monte fato)
14 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo III (Monte fato)
15 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo IV(Il Campo di Cormallen)

NOTIZIE INTERESSANTI

Da non perdere, interessantissimo su www.endore.it:

martedì 21 febbraio 2012

CITAZIONE DELLA SETTIMANA: Hemingway e la guerra

«Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno steso che incomincia a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno.».


Ernest Hemingway nella prefazione di “Addio alle Armi”, Arnoldo Mondadori, Milano, 1992


BIBLIOGRAFIA TOLKIENIANA XXXIX PARTE

Eccoci all’appuntamento settimanale con la bibliografia. Terminato il ciclo delle opere di Tolkien, e di quelle a lui dedicate, pubblicate in Italia, e ad Oxford sino ad oggi, nonché le opere e le poesie scritte, edite, tradotte o con contributi di Tolkien pubblicate in Gran Bretagna, iniziamo oggi la bibliografia relativa alle opere e poesie scritte, edite, tradotte o con contributi di Tolkien, pubblicate negli U.S.A.
Proseguiamo con il periodo compreso tra il 1973 ed il1976.
La mia bibliografia completa (non solo Italiana) relativa al periodo dal 1966 al 2000 è inclusa nell'interessantissimo libro: "Introduzione a Tolkien" a cura di Franco Manni con illustrazioni di Lorenzo G. Daniele.
Simonelli Editore Milano http://www.simonel.com/ - ISBN 88-86792-39-5 - Pagine 492 - € 25,00
NB: La bibliografia più completa, di tutto ciò che riguarda Tolkien, viene pubblicata periodicamente sulla rivista Endore -
http://www.endore.it/, sempre a cura del nostro instancabile Franco Manni


BIBLIOGRAFIA
1973, THE HOBBIT or There and Back Again, edizione da collezione, illustrato dall’ autore, 320 pp., 22.5 x 17.1 cm., 20.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston and New York.


1973, THE J.R.R. TOLKIEN CALENDAR, disegni di Pauline Baynes, Ballantine Books, New York.


1974, BILBO'S LAST SONG, poema, poster, dimensioni 60.0 x 40.2 cm., 105.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.


1974, THE LONELY MOUNTAIN, poster in bianco e nero, 500 copie stampate, Science Fiction Shop, New York.


1974, THE LORD OF THE RINGS , edizione da collezione, illustrazioni dell’ autore, iv, 1218 pp., 23.4 x 15.4 cm., 20.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.


1975, A TOLKIEN COMPASS, edito da Jared Lobdell, include “ Guide to the Names in The Lord of The Rings di J.R.R. Tolkien , vi, 202 pp. , 20.3 x 13.3 cm., Open Court, La Salle - Illinois.


1975, A TOLKIEN COMPASS, edizione economica, edito da Jared Lobdell, include “ Guide to the Names in The Lord of The Rings di J.R.R. Tolkien , vi, 202 pp. , 20.3 x 13.3 cm., Open Court, La Salle - Illinois.


1975, J.R.R. TOLKIEN READS AND SINGS HIS LORD OF THE RINGS: THE TWO TOWERS/THE RETURN OF THE KING, LP TC 1478, cassette CDL 51475, Caedmon Records, New York.


1975, J.R.R. TOLKIEN READS AND SINGS HIS THE HOBBIT AND THE FELLOWSHIP OF THE RING, LP TC 1477; cassette CDL 51477, Caedmon Records, New York.


1975, SIR GAWAIN AND THE GREEN KNIGHT, PEARL, AND SIR ORFEO, tradotti da J.R.R. Tolkien , 160 pp. , 23.4 x 15.4 cm., 10.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.


1975, THE ROAD GOES EVER ON , edizione economica, ciclo di canzoni: poemi di J.R.R. Tolkien e musiche di Donald Swann, con decorazioni di J.R.R. Tolkien e Samuel Hanks Bryant, xii, 68 pp. , 28.0 x 20.9 cm., Ballantine Books - New York.


1976, THE FATHER CHRISTMAS LETTERS, edito da Baillie Tolkien, con illustrazioni a colori dell’ autore, 48 pp. , 27.3 x 21.5 cm., 40.000 copie stampate, Houghton Mifflin Company, Boston.


1976, THE HOBBIT: A TWO - SIDED JIGSAW PUZZLE, puzzle con disegno di Pauline Baynes, International Polygonics, New York.


TOLKIEN IN FORMA DI HAIKU (O TANKA) – XXXIX PUNTATA

Haiku….

Il Vecchio Mulino

Pale fuggenti
al limitar del borgo,
apron la via.

Thorin (2012)


QUELLO CHE MI PASSA PER LA TESTA SU TOLKIEN

Questa nuova rubrichetta si pone l'obiettivo, tra gli altri, di stimolare un po' di discussione tra i lettori del blog.
Infatti, qui, scriverò quello che mi passa per la testa ogni tanto su Tolkien, sulle sue opere o sul mondo in cui è vissuto, così, senza filtri stilistici, linguistici o moralistici e senza approfondimenti. Prevedo parecchi strafalcioni, e qualche cazzatona, ma ben vengano se stimoleranno una qualche forma di discussione, altrimenti pazienza.


Nonostante abbia raggiunto una ragguardevole età, quando passeggio nei boschi o tra le rocce, continua a guardarmi in giro alla ricerca di qualche segno dell'esistenza della fate. Però lo faccio sempre con meno intensità rispetto a quando ero più giovane. Quando avevo 15 o 16 anni ci credevo veramente alla loro esistenza, a quella del piccolo popolo, degli elfi, o come li volete chiamare. Ora, sempre meno. Allora è vero che la cosiddetta maturità, le responsabilità, il lavoro, gli impegni inderogabili e improrogabili, fanno dimenticare il mondo fatato. Ci impediscono di vederlo. Forse da bambini piccoli, con la mente sgombra dai condizionamenti, qualche esperienza l'abbiamo avuta con questi esseri, ma ci vorrebbe qualche prova tangibile della loro esistenza per ricordarsene. Che io sappia, di prove, non ce ne sono, o, comunque, io non ne ho. Eppure sono convinto che se andiamo in qualche villaggio dell'irlanda o della Lapponia, magari un po' isolati e interroghiamo qualche vegliardo o vegliarda ci diranno che loro qualche rappresentante del piccolo popolo lo hanno incontrato veramente. Così come potrebbe succedere in qualche paesino della nostra Carnia. Allora, forse, potrebbe anche essere che il mondo cosiddetto fatato non è del tutto inventato, ma è solo sparito ai nostri occhi e bisognerebbe ritrovare una vita semplice, selvatica,e genuina, al riparo dalle diavolerie del progresso per rivederlo. Chissà. Io non so se Tolkien ci abbia creduto davvero e, con l'età, si sia rassegnato a dimenticarsene, ma mi piace pensare che sia così e che tale idea ne abbia condizionato in qualche moda anche l'opera letteraria.


Chissà cosa mi passerà per la testa domani.....

IL SIGNIFICATO DEI “LEGAMI” NELLA TERRA DI MEZZO

Di Enrico Imperatori
Pubblicato su: Endore n° 14, 2012 (www.endore.it)

Seconda Parte


«Sono particolarmente fortunato ad avere un amico come te. Sento, se posso dire una cosa simile, che il nostro rapporto è simile a quello di Rohan e Gondor, e (come sai) da parte mia il patto di Eorl non sarà mai spezzato, e io continuerò sempre ad aver fiducia e a essere grato per la cortesia e la saggezza di Minas Tirith.»
Ronald Tolkien,
lettera a Rayner Unwin, 21 luglio 1967



1. LEGAMI DI AFFETTO, AMICIZIA, DEDIZIONE E PARENTELA



Il sostantivo legame predomina nella narrazione con il significato di relazione. Si trovano infatti tutti gli aspetti più comuni delle relazioni. In particolare si possono rintracciare quelli affettivi, di amicizia, di dedizione, di parentela e di sangue.
Nel Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa), Tolkien illustra al lettore la genealogia di Frodo, ovvero i suoi legami di parentela, per passare poi a descrivere i lega legami mi affettivi tra Gandalf e Bilbo e tra questi e Frodo, finendo con l'esporre i nessi tra le varie razze che abitano la contea, nessi fisici, psicologici, culturali che le legano tra di loro, al di là delle inevitabili specifiche differenze razziali.
Per fare un esempio: un legame comune tra tutte le razze Hobbit e per tutte le principali famiglie, risiede nell'amore per il buon cibo e la convivialità.
Ancora nel Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato), viene rappresentato il legame affettivo, ancorché subordinato, tra Frodo e Sam. Rapporto – e legame – che sarà descritto ed esplicato molte volte nel corso della narrazione. Trattasi di un rapporto complesso e articolato che miscela affetto, amicizia e amore, sempre però mediato dal prevalente sentimento di abnegazione di Sam per Frodo.
Tolkien in persona ci chiarisce i termini di questo rapporto:
Sam era baldanzoso, e sotto sotto un po' presuntuoso; ma la sua presunzione è trasformata dalla devozione che ha per Frodo. Non pensava di essere eroico e nemmeno coraggioso, o in qualche modo ammirevole, tranne che nella sua fedeltà al padrone e nei servigi che gli prestava. Questa lealtà aveva una sfumatura (probabilmente inevitabile) di orgoglio e di possessività: è difficile escludere questo aspetto dalla devozione di persone simili.” [1]  
Proseguendo, nel Libro I – Capitolo III (In tre si è in compagnia) si evincono gli effetti prodotti del legame affettivo, di parentela e di amicizia tra Frodo, Sam, Pipino e Merry.
Infatti, diviene ancora più evidente e stridente la contrapposizione tra l'inevitabile solitudine del portatore dell'Anello, solo nel dover portare il suo fardello (isolamento), e la compagnia allegra e confortante, degli amici legame  nell'amicizia).
Infine, nello stesso capitolo si incontrano, per la prima volta, gli elfi, e si racconta brevemente dei loro legami in termini di relazioni e parentele nella terra di mezzo “al di là del grande mare”.
Credo comunque che l'apoteosi del concetto di legame di amicizia si esplichi nel Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata). In questo capitolo si mette in evidenza l'amicizia pura e disinteressata, intaccabile, che supera qualsiasi ostacolo e qualsiasi paura.
A tal proposito, il passo a mio avviso più significativo è quello nel quale Merry giustifica il fatto che Sam ha svelato il segreto della partenza di Frodo agli altri amici, con queste parole:
Puoi fidarti di noi in quanto non ti lasceremo mai, nella buona e nella cattiva sorte, fino all’ultimo istante. E puoi fidarti di noi in quanto manterremo qualsiasi segreto e sapremo custodirlo meglio di te. Ma non ti fidare di noi per lasciarti affrontare da solo il pericolo, e partire senza una parola. Siamo i tuoi amici, Frodo, e comunque la decisione è già presa. Sappiamo quasi tutto quel che Gandalf ti ha detto; sappiamo parecchie cose sull’Anello; siamo orribilmente spaventati, ma ti accompagneremo, o ti verremo dietro come segugi”.[2]
Veniamo a Grampasso, il ramingo. Nel Libro I – Capitolo X (Grampasso) compare per la prima volta.
Per il momento, a tal proposito, credo si possa soffermare l'attenzione su come il legame di fiducia incondizionata ad un soggetto, possa, anche in spregio ai più basilari principi del buon senso nonché a quelli che sembrano buoni consigli, essere trasferito su un soggetto terzo che, apparentatemene, non è degno di tale privilegio.
Il legame  tra Frodo e Gandalf, basato su rispetto, fiducia, stima, viene trasferito da Frodo su Grampasso che appare, a prima vista, un vagabondo assolutamente indegno sia di stima che di fiducia (soprattutto da parte di chi sta compiendo una missione delicatissima e segretissima).
Ciò rafforza oltremodo il significato di tale azione, esalta al massimo le relazioni fiduciarie e amichevoli. In conclusione, per il solo fatto che tra Gandalf e Grampasso esista lo stesso legame  che sussiste tra Gandalf e Frodo, quest'ultimo si affiderà a Grampasso con la stessa fiducia e sicurezza con la quale si sarebbe affidato a Gandalf.
A questo punto mi piace ricordare uno dei passi più piacevoli dell'intero romanzo, dove si esalta, se ancora ce ne fosse bisogno, il legame  di affetto sincero, e testardo attaccamento, di Sam nei confronti del proprio padrone: Frodo. Tale passaggio è rintracciabile nel Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond). Un modo di sdrammatizzare il momento topico nel quale Frodo accetta il proprio destino di portatore dell'Anello verso la sua distruzione, verso un futuro, quindi, senza speranza.
«Ma non vorrai mandarlo via da solo, Messere!», gridò Sam incapace di trattenersi ulteriormente, saltando su dall'angolino dove era rimasto tranquillamente seduto per terra. «No di certo!» esclamò Elrond, volgendosi verso di lui con un sorriso «Tu almeno lo accompagnerai. Visto che è impossibile separarti da lui, anche quando si tratta di una riunione segreta alla quale tu non sei invitato.»”. [3]
Un capitolo molto importante, per la nostra trattazione è: Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie). Il titolo parla da sé, il legame tra i vari elementi della compagnia si scioglie.
La compagnia è stata formata a Granburrone per accompagnare il portatore attraverso un legame volontario e non un vincolo coercitivo. Pertanto, ora, sulla base della decisione del portatore, i singoli elementi che compongono la compagnia sono liberi di scegliere se seguirlo o meno.
Non si dimentichi che Boromir, ormai all'interno dei confini del proprio regno, intende tornarvi per difenderlo, possibilmente con l'ausilio dell'unico Anello.
E' ovvio che una decisione di Frodo di recarsi ad Est, con l'obiettivo di distruggere l'Anello non potrà che portare, nella migliore delle ipotesi, alla separazione di Boromir dal resto della compagnia.
Infatti, come si vede in questo capitolo, Boromir, proprio in funzione del grande legame  che ha con il proprio regno e con il suo popolo, quindi per il grande amor patrio che lo lega ad esso, cercherà di convincere Frodo a seguire la via di Gondor.
Il tentativo, violento, di Boromir di convincere Frodo e i fatti successivi, portano l'hobbit ad avere conferma che la sua missione è senza speranza, e per salvare i propri compagni decide di sciogliere la compagnia e sacrificarsi solitario, dirigendosi ad est, verso Mordor per cercare di distruggere l'Anello.
Gli altri compagni beninteso non avrebbero lasciato Frodo volontariamente se esso non lo avesse espressamente richiesto, ma per Sam il discorso è diverso. Sam infatti non lo avrebbe lasciato in ogni caso.
Abbiamo già citato il legame imprescindibile tra Sam ed il suo padrone Frodo, legame  che risulta inoltre indissolubile.
La discussione che segue mette in risalto una volta per tutte il significato del predetto legame  tra i due:
«Oh, signor Frodo, siete cattivo!», disse Sam rabbrividendo. «Siete cattivo, a cercare di andarvene senza di me, e tutto il resto. Se non avessi indovinato ora dove sareste?».
«In viaggio, sano e salvo».
«Sano e salvo!», esclamo Sam. «Solo e senza il mio aiuto? Non avrei sopportato il colpo. Sarebbe stata la mia morte».
«Venire con me sarebbe la tua morte, Sam», disse Frodo, «ed io non potrei sopportarlo».
«Una morte meno certa, però», rispose Sam.
«Ma io sto andando a Mordor».
«Lo so bene, signor Frodo. E' naturale che vi andiate. Ed io vi accompagno».”. [4]
Ne Le Due Torri è molto significativo (ed emozionante) il passo del ritorno di Gandalf e dell'incontro con i suoi vecchi compagni di viaggio. E' interessante il modo in cui Tolkien rappresenta il legame  derivante dall'affetto e dall'amicizia sincera, come naturale ed empatico. I nostri compagni di viaggio (Aragorn, Legolas e Gimli) pur nello stato di massima allerta motivata dal rischio di incontrare Saruman, e, quindi, da esso farsi “incantare”, percepiscono nella presenza di Gandalf, a loro ancora ignota, un motivo di (apparentemente) inspiegabile fiducia e gioia interiore:
«Quanto al mio nome...». S'interruppe e rise a lungo sommessamente. Aragorn sentì un brivido nella schiena, uno strano fremito gelido; eppure non si trattava di paura o di terrore: era piuttosto l'improvviso morso di un'aria frizzante, o lo scroscio di fresca pioggia che desta un sognatore inquieto”. [5]
Sempre ne Le Due Torri vi è un passo commovente che riguarda il legame  di Sméagol con il suo passato di hobbit libero. Forse Tolkien vuole dirci che se è vero, come è vero, che il potere corrompe (in questo caso il potere dell'Anello), è anche vero che, nel profondo dell'animo di ogni essere corrotto, probabilmente vi è un angolo segreto e recondito ove la parte onesta e pulita dell'essere prova tenacemente a riemergere, anche se, in alcuni casi, probabilmente è troppo tardi per riuscirvi. Ecco di seguito il passo:
Gollum li guardò a lungo. Una strana espressione passò sul suo scarno viso affamato. Il bagliore nei suoi occhi sbiadì, rendendoli opachi e grigi, vecchi e stanchi. Come colto da uno spasimo di dolore si allontanò, scrutando le tenebre in direzione del valico, scuotendo il capo: pareva in preda a una lotta interiore.
Poi tornò indietro , e allungando lentamente una mano tremante sfiorò il ginocchio di Frodo; più che un tocco era una carezza. Per  un attimo fugace, se uno dei dormienti l'avesse potuto vedere, avrebbe avuto l'impressione di mirare un vecchio Hobbit stanco, logorato dagli anni che lo avevano trascinato assai oltre il suo tempo, lungi dagli amici e dai parenti, dai campi e dai fiumi della giovinezza, ormai nient'altro che un vecchio e pietoso relitto.” [6]
Un altro passo altrettanto commovente quanto il precedente, descrive il livello elevatissimo di amore, affetto e dedizione che “lega” Sam a Frodo, proprio nel terribile momento in cui Sam, crede Frodo morto a causa della puntura velenosa di Shelob:
«Addio, padrone adorato!», mormorò. «Perdonate il vostro Sam. Tornerà in questi luoghi a lavoro finito..., se assolverà il suo compito. Allora non vi abbandonerà mai più. Riposate tranquillo finché torno; che nessuna creatura malvagia venga a disturbarvi! E se la Dama potesse udirmi e realizzare un mio desiderio, mi farebbe tornare qui a ritrovarvi. Addio!».” [7]
E ancora, restando in tema, un altro passo dove Sam scopre che invece il suo padrone è in realtà ancora vivo e decide che, a qualunque costo, dovrà salvarlo dalle mani degli orchi che lo hanno catturato. A qualunque costo perché la sua dedizione (ed il suo legame  fortissimo) a Frodo è più grande di quella che potrebbe dimostrare per i grandi problemi del mondo che, troppo grandi per lui, non può nemmeno comprendere:
No, niente canti. Certamente niente canti, poiché l'Anello verrà scoperto. Io non posso farci nulla: il mio posto è accanto al signor Frodo. È necessario che lo capiscano... Elrond, il Consiglio e tutti i grandi Signori e le Dame, con tutta la loro saggezza. I loro piani sono finiti male. Non posso essere io il Portatore dell'Anello, senza il signor Frodo».” [8]
Infine, un legame  di parentela molto controverso si risolve, nel bene o nel male, ne: Il Ritorno del Re, si tratta, come avrete forse immaginato, del rapporto tra Sire Denethor e suo figlio Faramir.
Un legame di sangue, contrastato però dalla marcata differenza di indole e di aspirazioni tra i due uomini. Denethor, ambizioso, pratico, scaltro, astuto e vanaglorioso, che riponeva le sue speranze nel primogenito e grande guerriero Boromir, a lui molto affine, nei comuni tratti caratteriali e nei comuni intenti, contrapposto a Faramir, anch'esso grande guerriero, ma vissuto all'ombra della fama di suo fratello e, da quella, frustrato, quest'ultimo nobile, raffinato, saggio e buono.
Tolkien sa che, al di la delle differenze e delle contrapposizioni, il profondo e misterioso legame  di sangue e di parentela, non può essere ignorato per sempre e riemerge sempre con forza, prima della fine:
«Ho mandato mio figlio, senza un grazie né una benedizione, ad affrontare un inutile pericolo, ed eccolo che giace qui con il veleno nelle vene. No, no, qualunque cosa accada ormai in guerra, anche la mia stirpe sta per estinguersi, persino la Casa dei Sovrintendenti è venuta meno. Della gente infida ormai governerà gli ultimi discendenti dei Re degli Uomini, che si nasconderanno finché non verranno tutti scacciati».” [9]

[1] J.R.R. Tolkien, La Realtà in Trasparenza – Lettere 1914 – 1973,  prima edizione Italiana:Rusconi 1990, lettera n° 246, “Da una lettera a Mrs. Eileen Elgar (abbozzi). Settembre 1963”.
[2] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata)
[3] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
[4] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie)
[5] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro III – Capitolo V (Il Cavaliere Bianco)
[6] J.R.R. Tolkien,   Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo V III (Le Scale di Cirith Ungol)
[7] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)
[8] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)
[9] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro V – Capitolo IV (L''Assedio di Gondor)”.