Molti
appassionati di Tolkien e delle sue opere, compresi quelli che non
avevano mai avuto prima un valido motivo per menzionare Radagast, ora
ne parlano a profusione. Ci si potrebbe chiedere quale ragione abbia
portato tanta notorietà ad un personaggio a dir poco secondario del
corpus letterario Tolkieniano?
Ancora
una volta ci
ha messo lo zampino
il nostro beneamato P.J. che ha deciso di trasformare questo semi
sconosciuto personaggio (noto solo ai più accaniti lettori
dell’opera di Tolkien) in un personaggio di rilievo della sua
trilogia cinematografica su Lo Hobbit. Ma ciò non sarebbe stato
comunque sufficiente per innalzarlo agli onori della cronaca se non
per il fatto che che P.J. ha deciso di interpretare e modellare il
personaggio Radagast come un essere a dir poco bizzarro ed
eccentrico, nonché piuttosto comico.
Non
mi dilungherò in pedanti divagazioni sulla figura di Radagast anche
perché, oggi, grazie ai potenti mezzi internet dei quali tutti
disponiamo è possibile conoscere vita, morte e miracoli di questo
personaggio, probabilmente è possibile saperne anche di più di
quanto ne sapesse lo stesso Tolkien, suo creatore (ops…sub-creatore,
scusate).
Però
qualcosa bisognerà pur dire, almeno nel tentativo di spiegare perché
i fan Tolkienaini si siano spaccati in due fazioni contrapposte, in
maniera netta e senza mezze misure, nell’elogiare o esecrare
l’operato di P.J. nei confronti di Radagast.
Innanzitutto
Radagast era uno degli Istari. Magari non sarà stato il più bravo,
il più bello, il più forte, il più amato dai Valar….. anzi,
nondimeno era uno egli Istari.
La
questione non può essere banalizzata, per gli appassionati di
Tolkien dire Istari è come dire stregoni o maghi, ma, anche e
soprattutto, semi-divinità, entità angeliche, emissari degli dei.
Radagast era uno degli Istari quanto Gandalf e Saruman pur se dotato,
pare, di minori poteri. Se vi sembra poco?
Tolkien,
ne i “Racconti Incompiuti” ci dice che: “Radagast,
il quarto, si innamorò delle molte specie di animali e di uccelli
che popolavano la Terra di Mezzo, e abbandonò gli Elfi e gli Uomini
per trascorrere i suoi giorni tra le creature selvatiche. Egli si
stabilì a Rhosgobel <<la Bruna Città>> al confine con
il Bosco Atro.”
Abbandonò gli elfi e gli uomini per troppo amore per la flora e la
fauna della terra di mezzo (non lo si può biasimare troppo per
questo) e quindi fallì la sua missione primaria.
Tolkien,
quindi, ci dice senza mezzi termini che Radagast fallì la sua
missione come Stregone perché si perse nella sua ossessione verso
gli animali e le piante. Tolkien scrisse anche, però, che il
fallimento di Radagast non era grande e imperdonabile quanto quello
di Saruman, e che era possibile pertanto un suo ritorno nelle Terre
Immortali. Non mi stupisce che Tolkien sia stato indulgente con chi
amava la natura (nessuna indulgenza, viceversa, per Saruman che amava
il potere e “l’industria”).
E’
possibile affrontare meglio la questione leggendo ciò che Tolkien
scrive in proposito nelle sue lettere, ovvero nel testo (non
letterario e, pertanto, privo di filtri e artifizi) più
significativo per conoscere il pensiero di Tolkien uomo oltre che
autore, nel quale il suo pensiero fluisce puro: la raccolta delle sue
lettere (La Realtà in Trasparenza – Lettere 1914 – 1973,
Rusconi, prima edizione italiana novembre 1990).
Si
deduce che il fallimento e la caduta erano nella natura delle cose.
Nella lettera a Michael Straight (lettera n° 181, La Realtà in
Trasparenza) Tolkien afferma a proposito di Gandalf, ma più in
generale di tutti gli stregoni:
“il suo ruolo di <<stregone>> è il ruolo di un angelo
o di un messaggero dei Valar o Governatori: aiutare le creature
razionali della Terra-di-Mezzo a resistere a Sauron, che ha poteri
troppo grandi per loro se rimanessero privi di aiuto. Ma dato che
secondo questa storia o mitologia il potere – quando domina o cerca
di dominare la volontà e la mente degli altri (tranne che siano
privi di ragione) – è considerato malefico, questi <<stregone>>
si incarnarono in figure compatibili con la Terra-di-Mezzo, e così
soffrirono pene fisiche e spirituali. Per la stessa ragione,
correvano anche gli stessi rischi che correvano tutti gli esseri
incarnati: il rischio di <<cadere>>, di peccare, se
preferisce”
Per
quanto mi riguarda, il mio personale Radagast, materializzato nel mio
immaginario leggendo le opere di Tolkien, è un'entità angelica che,
pur “cadendo” nella sua forma umana, rimane però comunque,
sempre, un'entità angelica, ovvero bella, affascinante, alta.
L’amore per la natura non dovrebbe giustificare di per sè la sua
trasfigurazione e degenerazione in una specie di folletto alchimista
abitatore dei boschi, pazzo svanito e visionario, quanto, piuttosto,
la sua trasformazione in un vecchio saggio, magari un po’ solitario
e misterioso, disinteressato alle questioni umane e tecnologiche,
senza però mai perdere del tutto l’occhio dalla sua missione
primaria (non è certo “caduto” quanto “sprofondò” Saruman,
come ci dice lo stesso Tolkien). Pertanto non credo andrebbe
ridicolizzato nè per la sua “caduta” né tanto meno per il suo
amore per la natura.
Però,
nell’immaginazione di P.J. non è così, anzi, sembra aver preso il
sopravvento la versione del pazzo boscaiolo, dipinto, appunto, in
maniera piuttosto comica e dissacrante. Non intendo fare processi
alle intenzioni (che non è mai bello), ma questo aspetto mi ha
piuttosto irritato.
Credo
stiano tutte nei precedenti capoversi le ragioni dell’inevitabile
contenzioso tra i fan di Tolkien e di P.J. o di entrambi ed anche
dell’insanabile spaccatura che si è prodotta tra i cosiddetti
“puristi” o “bidelli” che non hanno apprezzato affatto
l’eccessiva ridicolizzazione e sminuimento di uno degli Istari,
ridotto a poco più che un pagliaccio, e chi purista non è, ed ha
preferito immaginare, come ha fatto P.J., un simpatico fricchettone,
svampito (oltre che svanito) e drogatello come se ne sarebbero potuti
vedere tanti negli anni 70 sull’isola di Wight.
Trovo
infine inquietante sapere che, come è noto, molti abbiano paragonato
Radagast il bruno al personaggio cinematografico di Star Wars: Jar
Jar Binks (abbastanza demenziale a mio avviso). Non trovo infatti
tale paragone molto edificante per un entità angelica.
Personalmente, se devo trovare un paragone tra Radagast ed i
personaggi di Star Wars allora preferisco immaginarlo, come mi ha
suggerito un caro amico a proposito della sua visione di Radagast, e
con il quale, in proposito, sono del tutto in accordo, come Yoda.
Pur
avendo apertamente disapprovato il personaggio cinematografico di
Radagast, non mi permetto di giudicare chi la pensa in maniera
differente. La mia vena purista, o peggio, “bidella” si è molto
attenuata con l’età e credo che un film sia un film e vada
lasciata al regista la prerogativa di apportare, nella sceneggiatura,
le modifiche che crede rispetto alle opere alle quali si ispira,
senza ovviamente mancare di rispetto all’autore ed allo spirito
dell’opera.
Come
mi ha detto lo stesso amico citato prima a proposito di Yoda lui
preferisce continuare a immaginare il suo personale Radagast,
scaturito nella sua immaginazione a seguito della lettura delle opere
di Tolkien. Non ha torto, anzi, io però preferisco vederli o
immaginarli entrambi: il mio personale e quello di P.J., ed
elucubrare a piacimento su chi lo ha immaginato meglio.