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venerdì 13 aprile 2012

IL SIGNIFICATO DEI “LEGAMI” NELLA TERRA DI MEZZO

IL SIGNIFICATO DEI “LEGAMI” NELLA TERRA DI MEZZO


Di Enrico Imperatori
Pubblicato su: Endore n° 14, 2012 (www.endore.it)

Sesta Parte


«Sono particolarmente fortunato ad avere un amico come te. Sento, se posso dire una cosa simile, che il nostro rapporto è simile a quello di Rohan e Gondor, e (come sai) da parte mia il patto di Eorl non sarà mai spezzato, e io continuerò sempre ad aver fiducia e a essere grato per la cortesia e la saggezza di Minas Tirith.»
Ronald Tolkien,
lettera a Rayner Unwin, 21 luglio 1967




5. LEGAMI MAGICI E DI POTERE


Un nuovo concetto di legame si presenta nel Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande), quello del vincolo indotto dagli incantesimi.
Gli incantesimi possono infatti “legare” ma, anche, liberare dai vincoli.
Si contrappone qui l'incantesimo dello spettro dei tumuli che imprigiona,
“.......................
Nel vento nero le stelle anch'esse moriranno,
Ed essi qui sull'oro ancora giaceranno,
Finché l'oscuro signore non alzerà la mano
Sulla terra avvizzita e sul mare inumano.” [1]
all'incantesimo di Tom Bombadil che, viceversa, rende liberi.
“Quando ebbe pronunciato le ultime parole, si udì un grido e il lato della stanza che dava sull'interno del tumulo crollo con gran fragore. ….......... «Vieni, amico Frodo», disse Tom. «Usciamo da qui, andiamo sull'erba fresca»” [2]
Nel Libro II – Capitolo V (Il ponte di Khazad Dûm) vi è un passo molto interessante, che rappresentando lo scontro tra Gandalf ed il Balrog narra di potenti ed antichi legami.
“«Sono un servitore del fuoco segreto, e reggo la fiamma di Anor. Non puoi passare. A nulla ti servirà il fuoco oscuro, fiamma di Udûn. Torna nell'ombra! Non puoi passare».” [3]
Si rappresenta il legame di Gandalf con il fuoco segreto, la fiamma di Anor, che si contrappone al legame del Balrog con il fuoco oscuro, la fiamma di Udûn.
Una contrapposizione che, come detto, richiama a poteri superiori ed ancestrali. Legami ultraterreni che richiedono qualche chiarimento, ovvero:
- “La Fiamma Imperitura o Fuoco Segreto è, nelle opere di J.R.R. Tolkien, l'essenza divina di Eru Ilúvatar, lo spirito divino di cui sono animate le creature della terra di Arda. Tale "Fiamma" possiede anche, per sua stessa natura, la capacità di conferire esistenza a pensieri e sensazioni.”
- "Fuoco Oscuro, Fiamma di Udûn". Nel mondo immaginario creato da J.R.R. Tolkien, Utumno (chiamata anche Udûn in Sindarin) è la prima fortezza di Melkor nel nord della Terra di mezzo.” [4]
Questo passo quindi, attraverso il legame  tra Gandalf ed il fuoco segreto, spiega ai lettori la statura del personaggio.  Gandalf, nientedimeno che legato alle divinità di Aman, uno spirito di natura divina “legato” direttamente a Eru Ilúvatar, l'Uno, il creatore.
Questo particolare legame suggerisce anche al lettore meno esperto che Gandalf non è solo un folcloristico stregone, ma bensì, una divinità di grande potere.
Allo stesso modo si intuisce che il Balrog è un avversario formidabile, in quanto il legame con il fuoco oscuro, lo colloca agli albori del tempo, al servizio anch'esso di una divinità, seppure malvagia e corrotta.
Sempre in questa sezione, anche se forse non del tutto propriamente, voglio inserire un interessante riferimento ad una combinazione di legami di razze e di potere che si rintraccia ne: Le Due Torri. Sto parlando del legame brutale ed inscindibile tra diverse razze di orchi (diverse ma simili nei tratti fondamentali: bestialità, insensibilità e inciviltà, tra gli altri) ed i propri signori e padroni che esercitano su di essi un azione di potere assoluto, ed ai quali però, tali esseri dimostrano una insensata sorta di fedeltà.
Per spiegare meglio si riporta la conversazione tra gli orchi, custodi (e carcerieri) di Merry e Pipino:
“«Potrei riferire ciò ch'è stato detto. I prigionieri NON devono essere frugati né derubati: sono questi i miei ordini». «E anche i miei», soggiunse la voce bassa ed irosa. «Vivi, e nello stato in cui sono stati catturati: guai a torcer loro un capello. Ecco i miei ordini». «Ma non i nostri!», disse una delle prime voci. «Siamo venuti sin qui dalle Miniere per ammazzare, e per vendicare il nostro popolo. Voglio uccidere e poi tornare al Nord».
«E allora continua pure a volere», grugnì la voce irosa. «Io sono Uglúk. Io comando. Io torno a Isengard per la via più breve». «Credi forse che Saruman sia il capo o il Grande Occhio?», disse la voce malvagia. «Noi dobbiamo tornare immediatamente a Lugbúrz».
…............. «.........Noi siamo i servitori di Saruman il Saggio, la Bianca Mano: la Mano che dà carne umana da mangiare. …........«Hai parlato più del necessario, Uglúk», sogghignò la voce malvagia. «Vorrei sapere che cosa ne penserebbero a Lugbúrz. ….......ed io, Grishnákh, dico questo: Saruman è un pazzo, uno sporco pazzo traditore. Ma il Grande Occhio lo sorveglia»”.[5]
Ancora sul potere di “legare” un essere ad un altro con la persuasione e la magia. Il maestro in tale arte è certamente Saruman “il bianco”, o meglio, dovremmo dire, il multicolore. Ebbene, il capo dell'ordine degli Istari, smascherato nel suo intento di acquisire potere e trattare, addirittura, con Sauron in persona, prova ad esercitare il suo antico potere ai danni di re Theoden e di Gandalf, ma senza esito positivo. Infatti, Gandalf, ritornato dal suo viaggio iniziatico, non è più il grigio, ma, ora, è divenuto lui il bianco e su di lui il potere di “legare” o adulare non ha più alcuna efficacia. Ecco alcuni passi significativi a tale riguardo:
“«No», disse Aragorn. «Un tempo era degno della fama che godeva. La sua sapienza era profonda, il suo pensiero ingegnoso, e le sue mani straordinariamente abili; inoltre aveva il potere d'influenzare la volontà altrui. Sapeva persuadere i saggi e scoraggiare la gente dappoco. È un potere che certamente possiede ancora. Pochi sono, nella Terra di Mezzo, coloro che  potrebbero senz'alcun rischio rimanere soli a discuter con lui, anche dopo questa disfatta. Gandalf, Elrond e forse Galadriel, ora che la perfidia di lui è stata messa a nudo; ma pochissimi altri».” [6]
E ancora:
«Non ti ho dato il permesso di andartene», disse Gandalf aspramente. «Non ho finito. Sei diventato uno stolto, Saruman, eppur pietoso. Avresti potuto abbandonare follia e malvagità ed essere utile a qualcosa. Ma hai scelto di rimanere, rimuginando sulla fine dei tuoi vecchi intrighi. Resta dunque! Ma ti avverto, non ti sarà facile trovare un'altra via d'uscita. A meno che le oscure mani dell'Est non si allunghino esse stesse per afferrarti e trascinarti via. Saruman!», gridò, ed il potere e l'autorità della sua voce aumentarono ancora. «Osserva, io non sono Gandalf il Grigio che tu tradisti. Sono Gandalf il Bianco, ritornato dalla morte. Ora tu non hai più colore, e io ti espello dall'ordine e dal Consiglio ». [7]
Infine, una nuova forma di legame  magico che si rintraccia nell'ultimo volume de Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re  è quella che lega i morti al “purgatorio” terreno, sino all'espiazione delle loro colpe per un giuramento non mantenuto. Un sapiente miscuglio di cattolicesimo e paganesimo.
Parrebbe strano che il cattolicissimo Tolkien abbia introdotto tale aspetto nel romanzo; anche se, a mio avviso, non si è trattato che di un espediente spettacolare per risolvere una questione piuttosto scomoda.
Ovvero, la soluzione di una grande battaglia a favore “delle forze del bene” che, altrimenti, viste le forze in campo, avrebbe dovuto ragionevolmente vedere soccombere quel bene che doveva uscirne vittorioso. Sto parlando della battaglia dei campi del Pelennor alle porte di Minas Tirith:
“Un vento gelido come il respiro di fantasmi veniva dalle montagne. Aragorn smontò e in piedi, accanto alla Roccia, gridò con voce possente: «Fedifraghi, perché siete venuti?». Si udì una voce rispondergli nella notte come da molto lontano: «Per mantenere il nostro giuramento ed avere pace». Allora Aragorn disse: «È giunta infine l'ora. Io ora vado a Pelargir sull’Anduin, e voi mi seguirete. E quando da questa terra saranno stati spazzati via i servitori di Sauron, considererò mantenuto il giuramento ed avrete pace e riposo eterno. Perché io sono Elessar, l'erede d'Isildur di Gondor».”. [8]


[1] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande
[2] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande)
[3] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo V (Il ponte di Khazad Dûm)
[4] Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
[5] J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo III (Gli Uruk-Hai)
[6] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo IX (Relitti e Alluvioni)
[7] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo X (La Voce di Saruman)”.
[8] J.R.R. Tolkien,  Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re Libro V – Capitolo II (Il Passaggio della Grigia Compagnia)

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