Da oggi pubblico a puntate, più o meno settimanali, il breve saggio che ho scritto recentemente in relazione ai significati della parola “legame”, ovvero dei “legami”, nel Signore degli Anelli.
La prima puntata riguardai legami di affetto, amicizia e parentela.
Un'amica mi ha ispirato un interessante, a mio avviso, argomento “legato” all'opera di Tolkien, ovvero la presenza ed i significati dei cosiddetti “legami” all'interno della stessa.
In realtà, sulla base del puro interesse accademico, si potrebbe analizzare l'opera di Tolkien partendo da qualsiasi sostantivo ivi presente (e vista la mole di saggi critici, soprattutto italiani, mi viene il dubbio che qualcuno lo stia realmente facendo), ciononostante, il particolare sostantivo: “legame”, mi ha intrigato e, pertanto, ho deciso di approfondire l'argomento.
Questo breve saggio, non ha alcuna altra pretesa se non quella di stimolare la riflessione e, perché no, la discussione sul tema dei “legami” nell'opera di Tolkien: “Il Signore degli anelli”.
I dizionari più noti riportano le seguenti definizioni per il sostantivo “legame”:
- Vincolo.
- Nesso, rapporto.
- Relazione (affettiva, amorosa, di amicizia, di parentela, di sangue, ecc.)
Probabilmente è possibile rintracciare tali aspetti, o almeno alcuni di essi, in ogni romanzo o racconto. Mi pare, però, che nel Signore degli Anelli divengano elementi fondamentali e presenti, nelle diverse forme, praticamente in ogni capitolo. Solo per fare un esempio si pensi al nesso, vincolo, “legame” imprescindibile tra l'Anello e i suoi portatori, filo conduttore dell'intera vicenda.
A supporto di quanto appena affermato basti pensare che non vi sono accenni evidenti a “legami” di alcun tipo in soli quattro capitoli sui 22 complessivi che costituiscono il primo volume del Signore degli Anelli: “La compagnia dell'Anello”.
In particolare i predetti capitoli sono: Libro I: Capitolo XII– Fuga al Guado; Libro II: Capitolo VI – Lothlorien, Capitolo VIII – Addio a Lórien, Capitolo IX – Il grande fiume.
Al fine di analizzare l'elemento del “legame”, nelle sue diverse forme, positive e negative, si è proceduto a classificarle in sette macro-gruppi, ovvero:
- legami di affetto, amicizia e parentela,
- legami con l'Anello,
- legami con la terra, la patria e la razza,
- legami amorosi,
- legami magici e di potere,
- legami intesi come alleanze,
- legami con gli animali.
Ovviamente, il lettore mi perdonerà l'estrema sintesi che sarò costretto ad adottare per non appesantire eccessivamente la trattazione.
Infatti, ogni singolo, particolare, “legame”, rintracciabile nei diversi capitoli, e le implicazioni che comporta, potrebbe essere oggetto di uno specifico ed approfondito studio, ma questo, come detto, non è lo scopo di questo saggio.
Inoltre, al fine di evitare di compilare un interminabile, e, di conseguenza, noioso elenco di citazioni e riferimenti, procederò ad analizzare in maniera particolarmente approfondita il primo volume del “Signore degli Anelli”, “La Compagnia dell'Anello”, indicando invece sommariamente, e limitatamente ai passi più significativi, le citazioni da: “ Le Due Torri” e “Il Ritorno del Re”.
I (nostri) lettori, se vorranno, potranno cimentarsi a trovare molte altre citazioni nei predetti volumi, da me tralasciate perché sfuggite all'attenzione o perché non ritenute significative ed importanti, quanto, invece, potrebbero esserlo sembrate alla loro sensibile lettura.
LEGAMI DI AFFETTO, AMICIZIA E PARENTELA
Iniziamo quindi con i legami di affetto, amicizia e parentela.
Il sostantivo “legame” predomina nella narrazione con il significato di “relazione”. Si trovano infatti tutti gli aspetti più comuni delle relazioni. In particolare si possono rintracciare quelli affettivi, di amicizia, di parentela e di sangue.
Per esempio, nel “Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa)”, Tolkien illustra al lettore la genealogia di Frodo, ovvero i suoi “legami” di parentela, per passare poi a descrivere i “legami” affettivi tra Gandalf e Bilbo e tra questi e Frodo, finendo con l'esporre i nessi tra le varie razze che abitano la contea, nessi fisici, psicologici, culturali che le “legano” tra di loro, al di là delle inevitabili specifiche differenze razziali.
Per fare un esempio: un "legame" comune tra tutte le razze Hobbit e per tutte le principali famiglie, risiede nell'amore per il buon cibo e la convivialità.
Ancora nel “Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)”, viene rappresentato il “legame” affettivo, ancorché subordinato, tra Frodo e Sam. Rapporto – e “legame” – che sarà descritto ed esplicato molte volte nel corso della narrazione.
Proseguendo, nel “Libro I – Capitolo III (In tre si è in compagnia)”si evincono gli effetti prodotti del “legame” affettivo, di parentela e di amicizia tra Frodo, Sam, Pipino e Merry.
Infatti, diviene ancora più evidente e stridente la contrapposizione tra l'inevitabile solitudine del portatore dell'Anello, solo nel dover portare il suo fardello (isolamento), e la compagnia allegra e confortante, degli amici (“legame” nell'amicizia).
Infine, nello stesso capitolo si incontrano, per la prima volta, gli elfi, e si racconta brevemente dei loro “legami” in termini di relazioni e parentele nella terra di mezzo “al di là del grande mare”.
Credo che l'apoteosi del concetto di “legame” di amicizia si esplichi nel “Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata)”. In questo capitolo si evidenzia l'amicizia pura e disinteressata, intaccabile, che supera qualsiasi ostacolo e qualsiasi paura.
A tal proposito, il passo più significativo è quando Merry giustifica il fatto che Sam ha svelato il segreto della partenza di Frodo agli altri amici, con queste parole:
“Puoi fidarti di noi in quanto non ti lasceremo mai, nella buona e nella cattiva sorte, fino all’ultimo istante. E puoi fidarti di noi in quanto manterremo qualsiasi segreto e sapremo custodirlo meglio di te. Ma non ti fidare di noi per lasciarti affrontare da solo il pericolo, e partire senza una parola. Siamo i tuoi amici, Frodo, e comunque la decisione è già presa. Sappiamo quasi tutto quel che Gandalf ti ha detto; sappiamo parecchie cose sull’Anello; siamo orribilmente spaventati, ma ti accompagneremo, o ti verremo dietro come segugi”. “Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata)”.
Veniamo a Grampasso, il ramingo. Ne sentiremo parlare a lungo in seguito. Nel Libro I – Capitolo X (Grampasso) compare per la prima volta.
Per il momento, a tal proposito, credo si possa soffermare l'attenzione su come il “legame” di fiducia incondizionata ad un soggetto, possa, anche in spregio ai più basilari principi del buon senso nonché a quelli che sembrano buoni consigli, essere trasferito su un soggetto terzo che, apparentatemene, non è degno di tale privilegio.
Il “legame” tra Frodo e Gandalf, basato su rispetto, fiducia, stima, viene trasferito da Frodo su Grampasso che appare, a prima vista, un vagabondo assolutamente indegno sia di stima che di fiducia (soprattutto da parte di chi sta compiendo una missione delicatissima e segretissima).
Ciò rafforza oltremodo il significato di tale azione, esalta al massimo le relazioni fiduciarie e amichevoli. In conclusione, per il solo fatto che tra Gandalf e Grampasso esista lo stesso “legame” che sussiste tra tra Gandalf e Frodo, quest'ultimo si affiderà a Grampasso con la stessa fiducia e sicurezza con la quale si sarebbe affidato a Gandalf.
A questo punto mi piace ricordare uno dei passi, a mio avviso, più piacevoli dell'intero romanzo, dove si esalta, se ancora ce ne fosse bisogno, il "legame" di affetto sincero, e testardo attaccamento, di Sam nei confronti del proprio padrone: Frodo. Tale passaggio è rintracciabile nel Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond). Un modo di sdrammatizzare il momento topico nel quale Frodo accetta il proprio destino di portatore dell'Anello verso la sua distruzione, verso un futuro, quindi, senza speranza.
«Ma non vorrai mandarlo via da solo, Messere!», gridò Sam incapace di trattenersi ulteriormente, saltando su dall'angolino dove era rimasto tranquillamente seduto per terra. «No di certo!» esclamò Elrond, volgendosi verso di lui con un sorriso «Tu almeno lo accompagnerai. Visto che è impossibile separarti da lui, anche quando si tratta di una riunione segreta alla quale tu non sei invitato.»”. “Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)”.
Un capitolo molto importante, per la nostra trattazione è: Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie). Il titolo parla da sé, il “legame” tra i vari elementi della compagni si scioglie.
La compagnia è stata formata a Granburrone per accompagnare il portatore attraverso un “legame” volontario e non un vincolo coercitivo. Pertanto, ora, sulla base della decisione del portatore, i singoli elementi che compongono la compagnia sono liberi di scegliere se seguirlo o meno.
Non si dimentichi che Boromir, ormai all'interno dei confini del proprio regno, intende tornarvi per difenderlo, possibilmente con l'ausilio dell'unico Anello.
E' ovvio che una decisione di Frodo di recarsi ad Est, con l'obiettivo di distruggere l'Anello non potrà che portare, nella migliore delle ipotesi, alla separazione di Boromir dal resto della compagnia.
Infatti, come si vede in questo capitolo, Boromir, proprio in funzione del grande “legame” che ha con il proprio regno e con il suo popolo, quindi per il grande amor patrio che lo lega ad esso, cercherà di convincere Frodo a seguire la via di Gondor.
Il tentativo, violento, di Boromir di convincere Frodo e i fatti successivi, portano Frodo a capire che la sua missione è senza speranza, e per salvare i propri compagni decide di sciogliere la compagnia e sacrificarsi solitario, dirigendosi ad est, verso Mordor per cercare di distruggere l'Anello.
Gli altri compagni beninteso non avrebbero lasciato Frodo se non lo avesse espressamente richiesto, ma per Sam il discorso è diverso. Sam infatti non lo avrebbe lasciato in ogni caso.
Abbiamo già illustrato il “legame” imprescindibile tra Sam ed il suo padrone Frodo, “legame” che, come abbiamo detto, risulta indissolubile.
La discussione che segue mette in risalto una volta per tutte il significato del predetto “Legame” tra i due:
“«Oh, signor Frodo, siete cattivo!», disse Sam rabbrividendo. «Siete cattivo, a cercare di andarvene senza di me, e tutto il resto. Se non avessi indovinato ora dove sareste?».
«In viaggio, sano e salvo».
«Sano e salvo!», esclamo Sam. «Solo e senza il mio aiuto? Non avrei sopportato il colpo. Sarebbe stata la mia morte».
«Venire con me sarebbe la tua morte, Sam», disse Frodo, «ed io non potrei sopportarlo».
«Una morte meno certa, però», rispose Sam.
«Ma io sto andando a Mordor».
«Lo so bene, signor Frodo. E' naturale che vi andiate. Ed io vi accompagno». ” “Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie)”.
Ne “Le Due Torri” è molto significativo (ed emozionante) il passo del ritorno di Gandalf e dell'incontro con i suoi vecchi compagni di viaggio. E' interessante il modo in cui Tolkien rappresenta il “legame” derivante dall'affetto e dall'amicizia sincera, come naturale ed empatico. I nostri compagni di viaggio (Aragorn, Legolas e Gimli) pur nello stato di massima allerta motivata dal rischio di incontrare Saruman, e, quindi, da esso farsi “incantare”, percepiscono nella presenza di Gandalf, a loro ancora ignota, un motivo di (apparentemente) inspiegabile fiducia e gioia interiore:
“«Quanto al mio nome...». S'interruppe e rise a lungo sommessamente. Aragorn sentì un brivido nella schiena, uno strano fremito gelido; eppure non si trattava di paura o di terrore: era piuttosto l'improvviso morso di un'aria frizzante, o lo scroscio di fresca pioggia che desta un sognatore inquieto”. “Le Due Torri Libro III – Capitolo V (Il Cavaliere Bianco)”.
Sempre ne “Le Due Torri” vi è un passo commovente che riguarda il “legame” di Sméagol con il suo passato di hobbit libero. Forse Tolkien vuole dirci che se è vero, come è vero, che il potere corrompe (in questo caso il potere dell'Anello), è anche vero che, nel profondo dell'animo di ogni essere corrotto, probabilmente vi è un angolo segreto e recondito ove la parte onesta e pulita dell'essere prova tenacemente a riemergere, anche se, in alcuni casi, probabilmente è troppo tardi per riuscirvi. Ecco di seguito il passo:
“Gollum li guardò a lungo. Una strana espressione passò sul suo scarno viso affamato. Il bagliore nei suoi occhi sbiadì, rendendoli opachi e grigi, vecchi e stanchi. Come colto da uno spasimo di dolore si allontanò, scrutando le tenebre in direzione del valico, scuotendo il capo: pareva in preda a una lotta interiore.
Poi tornò indietro , e allungando lentamente una mano tremante sfiorò il ginocchio di Frodo; più che un tocco era una carezza. Per un attimo fugace, se uno dei dormienti l'avesse potuto vedere, avrebbe avuto l'impressione di mirare un vecchio Hobbit stanco, logorato dagli anni che lo avevano trascinato assai oltre il suo tempo, lungi dagli amici e dai parenti, dai campi e dai fiumi della giovinezza, ormai nient'altro che un vecchio e pietoso relitto.” “Le Due Torri Libro IV – Capitolo V III (Le Scale di Cirith Ungol)”.
Sempre ne “Le Due Torri” un passo altrettanto commovente quanto il precedente, descrive il livello elevatissimo di amore, affetto e dedizione che “lega” Sam a Frodo, proprio nel terribile momento in cui Sam, crede Frodo morto a causa della puntura velenosa di Shelob:
“«Addio, padrone adorato!», mormorò. «Perdonate il vostro Sam. Tornerà in questi luoghi a lavoro finito..., se assolverà il suo compito. Allora non vi abbandonerà mai più. Riposate tranquillo finché torno; che nessuna creatura malvagia venga a disturbarvi! E se la Dama potesse udirmi e realizzare un mio desiderio, mi farebbe tornare qui a ritrovarvi. Addio!».” “Le Due Torri Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)”.
E ancora, restando in tema, un altro passo dove Sam scopre che invece il suo padrone è in realtà ancora vivo e decide che, a qualunque costo, dovrà salvarlo dalle mani degli orchi che lo hanno catturato. A qualunque costo perché la sua dedizione (ed il suo legame fortissimo) a Frodo è più grande di quella che potrebbe dimostrare per i grandi problemi del mondo che, troppo grandi per lui, non può nemmeno comprendere:
“No, niente canti. Certamente niente canti, poiché l'Anello verrà scoperto. Io non posso farci nulla: il mio posto è accanto al signor Frodo. È necessario che lo capiscano... Elrond, il Consiglio e tutti i grandi Signori e le Dame, con tutta la loro saggezza. I loro piani sono finiti male. Non posso essere io il Portatore dell'Anello, senza il signor Frodo».” “Le Due Torri Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)”.
Infine, un “legame” di parentela molto controverso si risolve, nel bene o nel male, ne: “Il Ritorno del Re”, si tratta, come avrete forse immaginato, del rapporto tra Sire Denethor e suo figlio Faramir.
Un “legame” di sangue, contrastato però dalla marcata differenza di indole e di aspirazioni tra i due uomini. Denethor, ambizioso, pratico, scaltro, astuto e vanaglorioso, che riponeva le sue speranze nel primogenito e grande guerriero Boromir, a lui molto affine, nei comuni tratti caratteriali e nei comuni intenti, contrapposto a Faramir, anch'esso grande guerriero, ma vissuto all'ombra della fama di suo fratello e, da quella, frustrato, quest'ultimo nobile, raffinato, saggio e buono.
Ma Tolkien sa che, al di la delle differenze e delle contrapposizioni, il profondo e misterioso “legame” di sangue e di parentela, non può essere ignorato per sempre e riemerge sempre con forza, prima della fine:
“«Ho mandato mio figlio, senza un grazie né una benedizione, ad affrontare un inutile pericolo, ed eccolo che giace qui con il veleno nelle vene. No, no, qualunque cosa accada ormai in guerra, anche la mia stirpe sta per estinguersi, persino la Casa dei Sovrintendenti è venuta meno. Della gente infida ormai governerà gli ultimi discendenti dei Re degli Uomini, che si nasconderanno finché non verranno tutti scacciati».”. “Il Ritorno del Re Libro V – Capitolo IV (L''Assedio di Gondor)”.